Quella mattina Giulia, la mia bellissima amica, che non vedevo da troppo tempo, si presentò nel mio ufficio. In un attimo guardandoci negli occhi, ci ripassarono davanti tutti i nostri trascorsi insieme. Mi alzai e mi mise difronte a lei, le allargai le gambe ed iniziai ad accarezzare le sue cosce. Le presi le stupende tette tra le mani a mo’ di coppa e cominciai a massaggiarle, strizzando di tanto in tanto i capezzoli che erano divenuti durissimi, lei, da sopra i pantaloni, mi aveva intanto infilato una mano nei boxer e, afferratomi il cazzo al quale poco mancava che le scoppiasse fra le mani, cominciò a menarmelo nei pantaloni. Ad un tratto si alzò in piedi, si tolse la camicetta e, accovacciatasi per terra davanti a me iniziò a togliermi i pantaloni, poi i boxer e infine, fissandomi negli occhi con uno sguardo che voleva dire solo “ho una tremenda fame del tuo cazzo”, impugnatolo come uno scettro, cominciò a leccarlo come un gelato, poi passò alla base, succhiando i coglioni mentre me lo menava dolcemente e con il palmo della mano spalmava sulla cappella la mia eccitazione che cominciava a defluire, cominciò a mordicchiare il rigonfiamento sulla parte inferiore dell’asta, risalendo sempre più verso l’alto, e, quando fu in cima, con un colpo di lingua asportò parte della mia eccitazione dal glande, se la spalmò sulle labbra come per lubrificarle e, raccogliendo le labbra a cuoricino, le avvicinò alla cappella e, tenendole ben strette ma sempre morbide nella loro naturale carnosità, affondò l’intera asta nella sua bocca sì da farmi immaginare una penetrazione. Ci spostammo sul divano e dopo avermelo fatto succhiare per un altro po’ feci saltare quella bella cagna vogliosa della mia amichetta sul mio uccello, a ripetizione fino a quando non le ho sborrato su quelle meravigliose tette